Brasile: raid di polizia provoca 64 morti

Almeno 64 persone sono morte il 28 ottobre a Rio de Janeiro in quello che le autorità brasiliane hanno descritto come il più grande raid di polizia nella storia dello Stato, un’operazione su larga scala contro il crimine organizzato che ha coinvolto oltre 2.500 agenti tra polizia militare, civile e forze armate. Tra le vittime, secondo fonti ufficiali, figurano 4 agenti di polizia, mentre decine di persone risultano ferite.

Il governatore di Rio de Janeiro, Claudio Castro, ha dichiarato che il blitz mirava a colpire il Comando Vermelho (Comando Rosso), la più antica e potente organizzazione criminale del Brasile, responsabile del traffico di droga e di numerose estorsioni in tutto il Paese. Castro ha definito l’operazione “la più grande nella storia di Rio de Janeiro”, sottolineando che sono stati sequestrati almeno 42 fucili e una grande quantità di droga.

“Questa è la portata della sfida che ci troviamo ad affrontare. Non si tratta più di criminalità comune, ma di narcoterrorismo”, ha affermato il governatore in un messaggio pubblicato sui social.

Secondo le autorità, la maxi-operazione, pianificata da oltre un anno, aveva l’obiettivo di contenere l’espansione territoriale del Comando Vermelho nelle zone settentrionali della città, in particolare nelle favelas di Alemao e Vila Cruzeiro.

Durante il raid, la polizia ha riferito che i membri della gang hanno reagito utilizzando droni armati, una tattica finora raramente documentata in Brasile. Il governo dello Stato di Rio ha pubblicato un video che mostrerebbe un drone mentre lancia un proiettile contro gli agenti.

Le immagini diffuse da Reuters hanno mostrato imponenti colonne di fumo nero levarsi sopra la favela di Alemao, dove auto bruciate e barricate improvvisate hanno bloccato diverse vie d’accesso. Numerosi residenti, presi dal panico, sono stati visti fuggire o cercare rifugio in casa.

Il governatore Castro ha chiesto ai cittadini dei quartieri coinvolti di non uscire di casa fino al termine dell’operazione, mentre il Dipartimento di Stato americano ha invitato i turisti a evitare la zona settentrionale della città a causa dei continui scontri.

Già a gennaio, un’operazione ad Alemao si era già conclusa con 5 morti, mentre nel 2021, un raid nella favela di Jacarezinho causò 25 vittime e spinse la Corte Suprema a limitare drasticamente le operazioni di polizia durante la pandemia, consentendole solo in circostanze “assolutamente eccezionali”.

Secondo l’Istituto Fogo Cruzado, che monitora la violenza armata nel Paese, più della metà dei feriti da arma da fuoco registrati nel settembre 2025 proveniva da operazioni di polizia. Nonostante ciò, le autorità di Rio sostengono che interventi di questa portata siano “necessari per ripristinare l’ordine” e frenare la crescita delle milizie criminali.

Il Comando Vermelho nacque negli anni Settanta all’interno delle carceri brasiliane, durante la dittatura militare, come alleanza tra prigionieri politici di sinistra e detenuti comuni. Nel corso dei decenni si è poi trasformato in una rete criminale transnazionale, con ramificazioni in diversi Paesi sudamericani.

Secondo il think tank InSight Crime, oggi il gruppo controlla rotte di narcotraffico internazionale e dispone di un arsenale militare sofisticato. Negli ultimi anni, tuttavia, ha subito crescenti pressioni sia da parte dello Stato sia da altre milizie rivali, generando una spirale di violenza nelle periferie di Rio.

A livello internazionale, l’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani ha espresso orrore per la portata della violenza, scrivendo sui social di essere “inorridito dalle conseguenze letali dell’operazione” e ricordando al Brasile “i suoi obblighi internazionali in materia di diritti umani”.

“Questa operazione mortale alimenta la tendenza alle conseguenze estremamente letali delle operazioni di polizia nelle comunità emarginate”, ha dichiarato l’Onu, chiedendo indagini rapide e indipendenti.