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07 Dicembre 2023 08:14

La Libia è diventata il centro del traffico di droga intercontinentale 

Un nuovo studio del think tank statunitense The Sentry ritiene che la Libia sia divenuta “un hub integrato per il traffico di droga intercontinentale”, con il business illecito di narcotici che rappresenta il commercio in più rapida crescita del Paese. Il rapporto, intitolato Libya’s Kleptocratic Bloom, ha trovato prove che suggeriscono che alcuni funzionari libici stanno abusando delle risorse e dell’autorità pubbliche per partecipare attivamente o agevolare il traffico illegale di droga, in particolare cannabis, cocaina e l’oppioide sintetico noto come captagon.

La maggior parte della cannabis proviene dal Marocco, la cocaina dall’America Latina e il captagon dalla Siria, secondo quanto riferito dallo studio. Si stima che la sola industria siriana dei captagoni valga 10 miliardi di dollari all’anno per le rotte del contrabbando regionale. Tuttavia, l’analisi ha evidenziato che l’india è un altro punto di partenza chiave per captagon, indicando che gli impianti di produzione potrebbero già operare sul suolo libico.

Nel frattempo, la Libia sta sperimentando anche un fiorente commercio di cannabis visti i recenti sequestri delle spedizioni. Secondo lo studio, i percorsi storici del contrabbando alimentano le tensioni tra le città costiere, di cui Ajailat era un centro strategico sotto Gheddafi. La cannabis, che scorre verso nord dal Marocco, può attraversare l’Algeria o entrare in Libia direttamente attraverso il valico di frontiera Ghat dopo aver transitato in Mauritania, Mali e Niger. Oltre a cannabis, cocaina e captagon, anche altre droghe come Tramadol, Pregabalin e Clonazepam circolano liberamente nel Paese nordafricano, che ormai funge da passaggiochiave tra i fornitori europei e i mercati illeciti in forte espansione in tutto il Nord Africa e nel Sahel.

Intanto, una rete illegale di estrazione dell’oro che opera nel deserto libico e impiega lavoratori cinesi, ciadiani e nigerini è stata smantellata, secondo quanto annunciato dalla Procura. La rete, guidata da un libico, ha svolto “attività di estrazione dell’oro in violazione delle norme e senza il consenso delle autorità”, in quattro siti nel deserto del Sud della Libia. Secondo la procura, la ricerca dell’oro sarebbe stata effettuata da cittadini cinesi, ciadiani e nigerini che soggiornano illegalmente in Libia.

Intanto, 5 sospettati, di cui un libico e quattro stranieri, sono stati arrestati dai servizi di sicurezza. Le foto diffuse dalla Procura mostrano piscine rettangolari poco profonde, delle dimensioni di piscine olimpioniche, scavate in mezzo al deserto, e pepite e lingotti di metallo nero e dorato sequestrati. Secondo la pubblica accusa, il gruppo pianificava inoltre di cercare oro in quattro località vicino alla regione di Qatrun, al confine con il Niger e il Ciad, senza chiedere l’approvazione delle autorità.

La ricerca dell’oro non è una pratica diffusa in Libia, vasto Paese petrolifero dove il deserto copre più di due terzi della sua superficie, difficile da monitorare. Quest’estate, le autorità libiche hanno smantellato una rete clandestina di mining di criptovalute in diversi siti nell’Ovest del Paese. Decine di cittadini cinesi coinvolti in questa attività illegale sono stati arrestati.

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