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18 Luglio 2024 11:11

Algeria consente al personale militare di ricoprire cariche nell’amministrazione civile

Algeria consente al personale militare di ricoprire cariche nell’amministrazione civile

Le autorità algerine hanno emanato un nuovo decreto che consente al personale militare attivo e in pensione di ricoprire posizioni di alto livello nell’amministrazione civile. Come sottolinea The Arab Weekly, la mossa è vista come un passo significativo verso il rafforzamento dell’influenza militare nella governance del Paese. Il decreto, firmato da Abdelmadjid Tebboune nel suo ruolo di presidente e ministro della Difesa, garantisce ai colonnelli e agli ufficiali superiori l’opportunità di occupare posizioni strategiche in settori sensibili legati alla sicurezza nazionale e agli interessi vitali. La mossa è altresì un cambiamento radicale nella struttura della pubblica amministrazione algerina.

Tra le disposizioni chiave del decreto vi sono diversi punti degni di nota. Il personale militare attivo e a contratto può ora presentare domanda di delega per lavorare nelle pubbliche amministrazioni civili. Il decreto specifica inoltre che il distaccamento è una posizione statutaria in cui personale militare di carriera e contrattuale viene assegnato al di fuori degli organi costitutivi dell’Esercito nazionale popolare per svolgere un ruolo di pubblica amministrazione civile. Il collocamento avviene su richiesta dell’autorità responsabile della pubblica amministrazione civile pertinente al ministro della difesa nazionale. La richiesta deve specificare la natura e il livello di sensibilità del lavoro, la sua classificazione e le qualifiche militari e/o di sicurezza richieste.

Il Ministero della Difesa continuerà a gestire i percorsi di carriera di questo personale militare delegato, comprese le promozioni, le medaglie e l’addestramento. Inoltre, il personale militare delegato riceverà privilegi finanziari e servizi dalle loro future amministrazioni civili. Il periodo di distacco “è fissato in un anno, rinnovabile fino a un massimo di tre anni. Le estensioni oltre questo periodo richiedono l’approvazione del ministro della difesa nazionale. Per gli ufficiali generali e gli ufficiali superiori assegnati a funzioni statali strategiche e sensibili, è richiesta la previa approvazione del Presidente della Repubblica”.

Il decreto stabilisce infine che il ruolo del distaccamento “deve essere in linea con il grado e la posizione precedente del personale militare”. Le nomine e i rapporti di installazione per il personale distaccato che occupa posizioni di alto livello devono essere tempestivamente notificati al Ministero della difesa nazionale. L’equivalenza nella classificazione dei ruoli tra le amministrazioni pubbliche civili e il Ministero della Difesa nazionale è stabilita dal Ministro della difesa nazionale. Il personale militare distaccato non può essere trasferito ad altri incarichi civili senza la previa approvazione del ministro della Difesa, e può ricevere una formazione a breve termine finanziata dal Ministero della Difesa, previa approvazione dell’amministrazione ospitante. Può inoltre partecipare a eventi scientifici, seminari e corsi di formazione pertinenti organizzati dal Ministero della Difesa o dall’amministrazione ospitante. Valutazioni regolari sono condotte dall’amministrazione ospitante, con relazioni annuali presentate al ministro.

Gli osservatori ritengono che questo passo rappresenti una profonda trasformazione nella struttura della pubblica amministrazione algerina, in quanto apre la porta al personale militare per controllare posizioni civili sensibili, portando potenzialmente a un aumento dell’influenza militare nei processi decisionali politici e amministrativi.

Tali sviluppi si inseriscono nel contesto di quella che alcuni analisti descrivono come una crescente tendenza alla militarizzazione dello Stato algerino. L’influenza dell’esercito si sta espandendo in aree tradizionalmente sotto il controllo civile, il che suggerisce una strategia più ampia per consolidare il potere all’interno dell’apparato militare. Questa tendenza, che si inserisce nel contesto dei dibattiti sulla disciplina e sui vantaggi dell’addestramento militare rispetto al lassismo e alla corruzione nella pubblica amministrazione, solleva preoccupazioni circa l’equilibrio di potere tra istituzioni militari e civili in Algeria e le implicazioni per la governance democratica del Paese.

Il Paese nordafricano di 44 milioni di abitanti si trova ad affrontare crescenti sfide politiche ed economiche. La spesa statale e l’economia, in generale, continuano a dipendere fortemente dal petrolio e dal gas, mentre l’inflazione, la disoccupazione e la carenza di cibo continuano ad affliggere l’economia, nonostante l’aumento delle entrate del gas naturale registrato all’inizio della guerra in Ucraina. 

L’Algeria è anche alle prese con pressioni regionali dopo che le relazioni con i vicini meridionali sono peggiorate, con Algeri che ha dovuto affrontare diverse crisi con il Mali, il Niger e la Repubblica Democratica del Congo. Il regime di Algeri deve altresì fare i conti con le critiche esterne sulle politiche dei diritti umani. A febbraio, Amnesty International ha affermato che, cinque anni dopo lo scoppio delle proteste a favore della democrazia, le autorità algerine stavano ancora reprimendo il diritto alla libertà di espressione e di riunione pacifica.

In un rapporto basato sulle testimonianze di detenuti, famiglie e avvocati, Amnesty ha affermato che le autorità algerine hanno “intensificato la repressione del dissenso pacifico” da quando il movimento si è concluso all’inizio del 2020 a causa della pandemia di COVID e del divieto di proteste. “È una tragedia che cinque anni dopo che i coraggiosi algerini sono scesi in piazza in massa per chiedere cambiamenti politici e riforme, le autorità abbiano continuato a condurre un’agghiacciante campagna di repressione”, ha affermato la direttrice di Amnesty per il Medio Oriente e il Nord Africa, Heba Morayef.

L’Algeria si colloca al 136esimo posto su 180 Paesi e territori nell’Indice mondiale sulla libertà di stampa di Reporters Without Borders.

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